Magia: Hogwarts si è trasformata in Villa Certosa

E’ che sono nata vintage e ci morirò, ma a me i cambiamenti shoccano e, anche la minima variazione al tema mi provoca nevrosi insormontabili.
Per dire, Harry Potter la Quattrocchia Volante.
Ecco, l’ho visto al cinema l’altra sera e mi ha ucciso, tutto: i ragazzini rompicoglioni e i loro genitori molesti, il fatto di non poter annegare nelle pop corn causa dieta e il film più di tutto.
A parte il fatto che avrebbe potuto chiamarsi Harry Potter e Frà Cazzo da Velletri e la cosa non avrebbe minimamente inficiato il fine ultimo della storia, ma poi, da quando Hogwarts è diventata una casa d’appuntamenti? Tutti a pomiciare nei corridoi, Ron il Roscio che a forza di  limonare gli si screpolano le labbra, Hermione che c’ha le crisi di nervi chè gli piace lui, che forse ricambia ma intanto si ammucchia con un’altra; la Quattrocchia invece di salvare il mondo c’ha il tarlo della fica (e che dio la benedica).
Insomma pare Gossip Girl solo che al posto dei vestiti da strappona c’è una bacchettata qua e là e questo mi ha provocato anZia.

Ma  soprattutto: perchè Ruggeri mi tenta di spodestare l’amico Giacobbo?!
che va bene cambiare immagine, ma i templari non si toccano!

 

Pubblicato in deliri quotidiani, paturnie | 12 Repliche

Budapest a misura di Mademoiselle

Budapest mi ha illuminato gli occhi e il New York Palace mi ha riconciliato col mondo, come ha detto Pollock vedendomi uscire dopo due ore di spa.
Tre giorni sono sufficienti sia per vedere la città (deliziosa), per esplorare la collina di Buda e scalare la Cittadella (beh le informazioni sui mezzi di trasporto non sono il loro forte, ma gli ungheresi sono il popolo più ospitale e gentile che ho conosciuto, quindi si sforzeranno di aiutarvi) che per girovagare in lungo e in largo per Pest, ma quattro giorni sarebbero l’ideale per risparmiarvi l’effetto sfacchinata.
Vi sconsiglio la Budapest Card e le forme di biglietto comulativo, la città è a misura di Mademoiselle e usando la metro (a parte la linea 1 d’epoca, interamente in legno e maioliche da vedere assolutamente) vi perdereste dei palazzi liberty meravigliosi e le passeggiate sui ponti dove si mescolano (specie nel week end su quello delle Catene) autoctoni e turisti, bancarelle d’artigianato raffinato  e chioschi di dolci e carne.
Per lo shopping c’è ovviamente l’Andrassy, una sorta di via Condotti, coi suoi Dior, Versace e via dicendo, proibitivi come in Italia: io ho optato per le manifatture, ho comprato un diario in pelle rilegato a mano da un ragazzo simpaticissimo.
E ora veniamo al tanto sospirato Hotel.
Il New York Palace del gruppo Boscolo è il non plus ultra del lusso e della raffinatezza nel servizio, nel cibo e nella cortesia, la colazione è un’esperienza trascendentale e il modo che hanno di coccolare gli ospiti ti fa venir voglia di abbracciare l’inserviente.
Il Palazzo nasce come un cafè ottocentesco, quella che è ora l’immensa hall di marmo dai lampadari giganteschi, strutturata come una coorte in cui si affacciano i quattro piani dell’albergo in un colonnato da togliere il fiato; la particolarietà delle stanze è il lampadario centrale, assolutamente originale per ognuna: il nostro era una cascata di narcisi di cristallo, intrecciati da rami di foglie in ferro battuto.
Inutile parlarvi della pulizia, dei prodotti Etro per il bagno, dell’isolamento degli infissi che mi sembrava di stare in un cocoon (o al manicomio dipende dai punti di vista) perchè ciò che vi shoccherà sarà la spa: hammam, sauna e una vasca olimpionica idromassaggio in marmo e piastrelle con getto centrale che non vorrete più uscire (c’è anche la palestra, ma l’ho schifata appena entrata quindi non chiedetemi che ci fosse). E, soprattutto, la massaggiatrice: un angelo, un’essere etereo che mi ha fissato un trattamento senza appuntamento, che invece di farmi un massaggio rilassante di 50 minuti, si è presa cura delle mie fragili membra per più di un’ora e allo stesso prezzo della mia estetista che lavora in casa.
Quando sono uscita stavo fatta, nemmeno il pensiero del taxi che ci avrebbe portato via poco dopo avrebbe potuto scalfire la mia teutonica aria di benessere: sarebbe bastato varcare il romanico suolo per incazzarnmi e farmi spuntare una bolla sul mento (mannaggia il clero).

Perchè oggi ve dice bene: se avete bisogno di info più dettagliate e/o indirizzi e curiosità, contattatemi che ho stilato una sorta di mini guida alternativa.

Cooming soon: le foto, sempre qui (tra un pò)

Pubblicato in dolce vita, io e pollock, nella valigia di mademoiselle | 9 Repliche

Spermatozoi allineati, stregoni e valigie a metà




Pubblicato in nella valigia di mademoiselle, paturnie, strani giorni | 6 Repliche

Decostruzioni

In fondo sembra costruttivo disconnettersi dal mondo e avere tutto il tempo e lo spazio per scrivere e spadellare esperimenti mal riusciti, ti sembra di aver depennato il procrastinabile e aver pensato solo a te stessa.
E’ stato vero finchè avevo inviti a pranzo, appuntamenti e aperitivi da rincorrere, poi in un picco di noia abissale, mi sono avvicinata all’unico apparecchio che mi connetteva con la civiltà e  10 ore dopo  mi sono ritrovata a vergognarmi della mia persona: ho visto tutta la programmazione di  E!, come si costruisce una lampada con mollette e colla vinilica e una decina di puntate di Dallas a raffica.
A quel punto, inebriata, ho chiamato Madre.
" Ho  visto Dallas, lo danno su Sky! Suellen non era ancora stronza e Jenna c’aveva i capelli talmente cotonati che si incastravano alla telecamera! JR invece..
" Torna a casa"

E a casa la cosa non è migliorata, in un delirio d’onnipotenza salvatrice dall’inutilità, ho accettato di fare l’hostess nel we 8 ore per mille lire pagate a 365 giorni: col tailleure a 40° e il sorriso di plastica, piedi collassati ed ego tramortito sono tornata a sera trionfante per sfoggiare a Padre i miei successi lavorativi
"Padre ho lavorato, sicuramente non mi pagheranno ma ho lavorato"
"E falla finita co sta stronzata: se me fai ride te le do io ste mille lire!

ma alla fine chi cazzo aveva sparato a JR?!
ah sì era tutto un trip..

Pubblicato in alla corte di mademoiselle, deliri quotidiani, nella valigia di mademoiselle, pseudolavoro, storia vera eh | 16 Repliche

Hitleriana nei sentimenti

Sto vagliando l’ipotesi di andare per qualche giorno in un posto in cui non c’è nè telefono nè wirless, la cui unica compagnia sarà solo la carta dei miei libri e del mio diario; sì perchè sembro tanto poco prolifica, ma mai come in questo periodo sto affidando i miei pensieri alla scrittura (perchè la carta è più paziente degli uomini) e non perchè tema qualche bizzarra forma di ripercussione nell’esprimermi qui, non ho mai avuto problemi di sovraesposizione e nemmeno me li pongo.
La verità è che sono avida e profondamente gelosa della mia persona, ligia a regole autoimposte che non ammettono fallimenti e il mio essere è fallibile per sua natura: so che è una semplice essenziale regola di vita, ma è sostanzialmente il public enemy n°1 di Mademoiselle e finchè non vi scenderò a patti definitivamente, non diventerò mai adulta.
Poi – sì pare assurdo – detesto gli eccessi di comunicazione (anche lo slippettone maschile al mare ne è ascrivibile) e ogni volta che formulo un pensiero, in questi giorni, una qualche distorta entità mi censura, si imbarazza, si chiede subitaneamente "E sti cazzi?" e corro al diario, quello che ormai tutti considerano il mio vezzo.
Non voglio che questo posto diventi lo screen dei mie referti medici, un illusorio "piangitoio" o, peggio, lo specchio deformante della mia persona e in questo momento non saprei apporre filtri: ho bisogno di realtà, non sono in grado di dissimulare, o meglio, di trasformare quel che sento e non sopporterei di esporre confusamente al mondo tanta intimità con cui devo dialogare.
Quando avrò finito questo discorsetto con le varie allucinate personalità che albergano, sarò pronta..magari è solo una paturnia. 


 "Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni."
                                                                                  A. N.

Pubblicato in frammenti caleidoscopici, nella valigia di mademoiselle, paturnie, strani giorni | 13 Repliche

Unica costante: l’ebbrezza

Pubblicato in anime di carta, dolce vita, el sentimiento nuevo, frammenti caleidoscopici, io e pollock | 14 Repliche

Habemus calcolo: a lucky girl

Ho partorito, quindi sono viva e non dovrete più sorbirbi twittate patetiche e strappalacrime.
E’ stata una settimana da timor panico, perchè oltre alla salute ha vacillato la mia profonda consapevolezza sull’invincibilità della mia persona: al solito, non era il dolore fisico a tramortirmi, ma l’immensa fatica che faccio ogni volta nel ribellarmi agli eventi della mia vita, quella pretesa di superiorità autoimposta e la rabbia costante.
Bene, la stronza è tornata con un rene obeso e ammaccato che prontamente verrà messo a dieta, con decine di telefonate di amici che si congratulano per il parto
( domenica faccio il battesimo a sto punto ) ed un uomo meraviglioso che mi ha curata, coccolata con regali e carezze e che soprattutto mi ha sopportata come mai nessuno.
Appunto, per festeggiare, questo we con molta probabilità si va qui con seguito di cena giapponese in programma da secoli: nonostante l’involucro fallato, io sono una ragazza terribilmente fortunata.


Siccome mi pesava il culo
: finalmente mi sono decisa a pubblicare qualche foto sul flickr e a dare una piccola sistemata al template che ho ridotto un cesso ( con scarsi risultati ).
Se ci fosse qualche nerd benevolo, intenzionato a metterci mano o a farne uno ad hoc per Madeimoselle, avrà un Martini in regalo o fate vobis ( su che mica sono l’unica a non avere un cazzo da fare! )

Pubblicato in deliri quotidiani, io e pollock, mondo blob, paturnie, strani giorni | 10 Repliche

From bed: ho fatto male i miei calcoli

Avevo scritto un post delirante e vagamente piagnucoloso sulla mia salute inesistente e riguardo la mia ultima visita al pronto soccorso la scorsa notte.
E’ che sono confinata a letto, inchiodata qui ad aspettare di partorire due calcoli gemelli, mentre il mio carrozzone circense mi vortica intorno e non mi fa bene, i dolori disumani vanno in tandem con le pippe mentali: autoconsapevolezza che nulla ha a che vedere con la rassegnazione, una rabbia che mi rende capricciosa, nevrotica e insopportabile, praticamente mi starei sul cazzo anche io.

Ecco, è un bene che quel post si sia polverizzato: perfino la tecnologia non avalla l’autocommiserazione che non ho

Pubblicato in frammenti caleidoscopici, paturnie, strani giorni | 17 Repliche

Il senso di Mademoiselle per l’amore

Il fatto che il mio notebook sia collassato è una delle tante fatalità che da sempre mi colpiscono ad hoc; sì, perchè in questi giorni sto vivendo una sorta di delizioso isolazionismo autoindotto, mi sto dedicando ai miei pensieri e per una che spesso li ignora arbitrariamente per favorire un antropico benessere, è davvero molto.

Mi sono dipinta le unghie e in quel rosso cupo da post cena con le ragazze mi sono chiesta cosa sia l’amore per me, o meglio, perchè sia così diverso dalla loro visione tangibile e passionale, perchè io lo veda nella curva del polso mentre le mani afferrano il volante, nel suo modo di prepararmi il the, in quella dolce e ironica condiscendenza che ha per me.

Poi, un gesto, un semplice banale gesto per occhi allenati, mi ha portato a questo stato di nebulosa distrazione: un libro.
Un libro che cercava per me lo scorso anno, giunto inaspettato il
 week end passato.


– Ah te ne sei ricordato! Lo cercavi l’anno scorso giusto?
– No, non ho mai smesso di cercarlo da quel giorno


E in quell’istante, mi si è sigillato il cuore, mi sono chiusa in una sorta di Sindrome di Sthendal davanti al quadro più compiuto che abbia mai visto che è quest’uomo, che cerca da un anno lo stesso libro per me, che invece di partire per il suo compleanno, sposta un fine settimana a Budapest insieme affinchè cada nel giorno del nostro anniversario, che ogni giorno mi porta a desiderare di potermi guardare con i suoi occhi.

Pubblicato in anime di carta, dolce vita, el sentimiento nuevo, frammenti caleidoscopici, io e pollock, le allegre comari di windsor | 17 Repliche

Sono nata vintage

Mi ci sono impegnata, ho voluto provare l’inebriante sensazione della comunanza e mi sono data alla pasquetta stile barbecue, ho perfino giocato con le carte di ruolo o quel che sono e ne ho dedotto che i marshmallows fanno schifo al cazzo e che a me non piace condividere: forse perchè ho dovuto dividere tempo e affetto dalla nascita, forse perchè sono allegramente disturbata.
Mi sono sforzata di fare la giovane in mezzo agli adolescenti, ma avevo insito quell’atteggiamento velato da sorella maggiore anche se in fondo mi sono divertita.
Oggi volevo sollevare il morale a Jacky che c’ha l’ansia e le paranoie, ma è talmente disfattista che mi si è ingrippato il cervello e mi ha messo addosso una paura fottuta sul futuro, sul lavoro che non c’è, sui mutui che non ti concedono e alla fine ho iniziato a pensare che io e Pollock andremo a vivere in un bagno chimico per strada e il giorno che potremo mettere al mondo un figlio, avrò oltrepassato l’età fertile e dovremo prendere un cane.
La prossima volta che mi balena l’idea di condividere prendetemi a calci in culo per favore
Ammazza quanto so solare: ho agognato Sylvia Plath tutto il giorno e se Pollock non si sbriga a tornare, gli farò notare che immaginarlo a sollazzarsi con Mickey Mouse ad Orlando non mi fa sesso per niente

Pubblicato in io e pollock, paturnie, storia vera eh, strani giorni | 20 Repliche