Che io la domenica l’ho sempre detestata per molteplici motivi, quelli più significativi si potrebbero riassumere con “Oliver Twist facts” o meglio, il loro corollario: avere una famiglia allargata quando ancora non andava di moda sarebbe bastante a rendere l’idea, se poi si aggiunge un pizzico di tragedia, una manciata di pseudo-parentado crudele e una chilata di drama queen, il risultato dickensiano sarà assicurato.
Al fine di esorcizzare, ho deciso di dare il via ad una nuova inutile rubrica di cui non si sentiva il bisogno, ma del resto sono sostenitrice del superfluo fin dall’epoca di cui sopra
-quando per sopperire si compravano silos di barbie, grazie ho apprezzato-
“Ma non morire di domenica” una summa puntuale (?) di quel che il mio rilevatore di robe ha memorizzato e bramato, su cui ho sbavato e bestemmiato, che ho visto e apprezzato e non in quest’ordine. Anzi l’ordine ça va sans dire.
abitudini (vecchie) e pezzi di carta (vecchi e nuovi)
vedo robe
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