Noli me tangere


Da una settimana io e mio padre andiamo a passeggiare lungo il lago. Un appuntamento privato fatto di solchi sulla strada e un fiume di parole che sono più che altro pacche sulla spalla: noi ne abbiamo bisogno, sembra terapeutico, ho rinunciato ad appuntamenti e lezioni per le nostre private sedute di sostegno e forse questo è il mio problema. La mia esistenza mi ha riservato una sequela di violenti colpi in faccia sì, ma ho sempre avuto affianco qualcuno che mi consolasse con salutari pacche sulla spalla ed è per questo probabilmente che trovo inaccettabile il contrario; ho delimitato il territorio del mio mondo intimo, degli affetti e delle piccole segretezze, che mi rimane impossibile lasciare entrare chi non sa o non vuole conoscerne la nomenclatura.
Dal momento in cui ho pagato a caro prezzo la strategia della difesa come miglior attacco, ho iniziato con l’esclusione e l’autoreclusione che di per sè è ancor più nociva, ma spesso è anche l’atteggiamento degli altri a determinare il nostro, solo che sono stremata dalla scannerizzazione dei miei errori e da quelle che erroneamente -lo ammetto- chiamo contingenze.
Non sono gli altri a non dovermi toccare -sarei un’ingenua anche solo a pensare che questo possa essere possibile- ma io che devo imparare a non lasciarmi scalfire.

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