Hitleriana nei sentimenti

Sto vagliando l’ipotesi di andare per qualche giorno in un posto in cui non c’è nè telefono nè wirless, la cui unica compagnia sarà solo la carta dei miei libri e del mio diario; sì perchè sembro tanto poco prolifica, ma mai come in questo periodo sto affidando i miei pensieri alla scrittura (perchè la carta è più paziente degli uomini) e non perchè tema qualche bizzarra forma di ripercussione nell’esprimermi qui, non ho mai avuto problemi di sovraesposizione e nemmeno me li pongo.
La verità è che sono avida e profondamente gelosa della mia persona, ligia a regole autoimposte che non ammettono fallimenti e il mio essere è fallibile per sua natura: so che è una semplice essenziale regola di vita, ma è sostanzialmente il public enemy n°1 di Mademoiselle e finchè non vi scenderò a patti definitivamente, non diventerò mai adulta.
Poi – sì pare assurdo – detesto gli eccessi di comunicazione (anche lo slippettone maschile al mare ne è ascrivibile) e ogni volta che formulo un pensiero, in questi giorni, una qualche distorta entità mi censura, si imbarazza, si chiede subitaneamente "E sti cazzi?" e corro al diario, quello che ormai tutti considerano il mio vezzo.
Non voglio che questo posto diventi lo screen dei mie referti medici, un illusorio "piangitoio" o, peggio, lo specchio deformante della mia persona e in questo momento non saprei apporre filtri: ho bisogno di realtà, non sono in grado di dissimulare, o meglio, di trasformare quel che sento e non sopporterei di esporre confusamente al mondo tanta intimità con cui devo dialogare.
Quando avrò finito questo discorsetto con le varie allucinate personalità che albergano, sarò pronta..magari è solo una paturnia. 


 "Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni."
                                                                                  A. N.

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