Amarcord

Erano i luoghi della mia infanzia: ho collezionato una miriade di ricordi e persone in quella piazza squassata e in quei paesini affastagliati che si scorgevano dal finestrino.
A L’Aquila ci si andavano a comprare le cose per la scuola prima di settembre e ci si portavano all’ospedale amici e parenti imbranati sugli sci in dicembre; in una libreria de L’Aquila, mio padre mi regalò il mio primo libro con un incoraggiante " Ho fiducia in te " e, qualche anno più tardi, non ne ebbe per mandarci tutti lì a ballare – e forse fece bene – ; ritrovando un tema delle elementari " Racconta la tua domenica" trovo scritto
" Domenica sono stata a L’Aquila, il mio papà dice che è la città più fredda d’Italia".
E questo mi ha fatto piangere più di quanto piansi il giorno in cui mio fratello tentò
" accidentalmente " di affogarmi nel laghetto di San Demetrio, più dell’opera che vidi per la prima volta al castello di Celano.
Ma la cosa che più mi commuove, più delle immagini drammatiche è, inspiegabilmente, sentire quel dialetto tanto familiare spezzato dalle lacrime.
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